Se lo svezzamento indica più propriamente il momento dell’abbandono del latte materno e in generale dell’alimentazione liquida da parte del bambino, più in generale con questo termine oggi si indica la fase di transizione verso un’alimentazione complementare, a base di cibi solidi e semi solidi.
Il piccolo passa gradualmente a un nuovo tipo di pappa, ma questa fase non è fatta solo di nuove consistenze e scoperte gustative. Durante lo svezzamento, infatti, il bimbo si confronta anche con posizioni e scenari mai provati prima, perché sempre più spesso trascorre il momento della pappa in posizione seduta e rialzata, sul seggiolone e davanti al tavolo, un luogo dal quale la casa in cui ha trascorso i primi mesi di vita cambia completamente prospettiva.
Quando iniziare?
Abbiamo appena detto che si tratta di una fase di transizione, assolutamente naturale, perciò non c’è alcun motivo di forzare il suo inizio in un momento preciso della vita del bambino (ripetiamo sempre che ogni bimbo hai suoi tempi). Alcuni genitori iniziano a far assaggiare cibi solidi o semi-solidi ai bambini già dai 4 mesi, potete provare anche voi ma non c’è motivo di avere fretta.
Del resto gli esperti e l’Organizzazione Mondiale della Sanità concordano sul fatto che è solo a partire dai 6 mesi che il latte materno, pur restando un alimento utile alla nutrizione del bambino per molto tempo ancora, da solo non è più sufficiente a soddisfare i suoi bisogni nutritivi.
Ma come facciamo a capire se il bambino è pronto? Per stabilire se il neonato è pronto per lo svezzamento, dobbiamo assicurarci della presenza simultanea dei seguenti fattori fisici e comportamentali:
- controllo del tronco e capacità di mantenere una postura eretta da seduto, utile a favorire la deglutizione (di solito a partire dai 6 mesi);
- maturità digestiva che gli permette di avere un minimo di appoggio (di solito dai 4-5 mesi)
- graduale scomparsa del riflesso di suzione
- accenni del riflesso di masticazione
- manifesto interesse nel “partecipare al pasto dei grandi”, ad esempio allungando le manine verso quello che avete nel piatto (si tratta dell’aspetto più importante per valutare il suo grado di prontezza per lo svezzamento, senza il quale gli elementi precedenti non sono sufficienti)
Come fare
Gli assaggini estemporanei di qualche pezzettino di cibo direttamente dal piatto di mamma e papà sono ottimi per soddisfare le prime curiosità del neonato, ma quando arriva il momento di preparare qualcosa proprio per lei/lui, la domanda diventa: cosa le/gli cucino?
In rete è facile reperire delle tabelle che raggruppano una serie di cibi da preparare (qui trovate uno schema per lo svezzamento in base alle diverse età dei bambini), ma vi consigliamo di prenderli come spunto e non come una sorta di tabella della dieta da seguire in modo rigido.
Infatti nella scelta degli alimenti non ci sono indicazioni rigide, ma solo principi generali da seguire:
- limitare il più possibile l’apporto di sale e proteine, che – come sottolinea il Ministero della Salute – appesantiscono il metabolismo del bambino e possono orientare le sue preferenze future verso un’alimentazione meno sana e predisporre al sovrappeso nelle età successive;
- preferire alimenti naturali per insegnare al bimbo il vero sapore delle cose, evitando quelli già pronti e confezionati che il più delle voltepotrebbero contenere una quantità eccessiva di condimenti;
- variare il più possibile il cibo, in modo che il bimbo possa fare esperienza di diversi sapori.
In base a questi principi, gli alimenti più consigliati per lo svezzamento sono biscotti, frutta, verdura e minestrine varie, che vanno ridotti in piccole parti facili da deglutire ed offerti al bambino tramite cucchiaio o con le mani (debitamente pulite) lasciando al piccolo la possibilità di rifiutare, toccare, pasticciare, etc. Del resto dopo i 6 mesi il piccolo è in grado di mantenere la schiena dritta e opportunamente assicurato al seggiolone, può partecipare attivamente al pasto, un’esperienza che in breve tempo si ritroverà a fare anche con delle posate tutte sue (leggi qui la guida al cucchiaino da svezzamento).
L’apporto di latte materno non deve essere interrotto di colpo e non deve essere interrotto per forza, perché continua a rappresentare un alimento ricco di nutrienti e utile, in ottica complementare rispetto alla nuova alimentazione. La mamma può continuare ad allattare al seno il bambino fintanto che sta bene a lei a e lui, persino oltre i due anni di vita.
Svezzamento e stitichezza
Non è insolito che il cambiamento di alimentazione, anche nei casi in cui avvenga nel modo più graduale possibile, porti alcuni problemi di stitichezza, generalmente causati dalla riduzione dell’apporto di acqua nell’alimentazione (prima contenuta in misura corretta nel latte) che indurisce le feci (leggi qui i nostri consigli sulla stitichezza dei neonati).
Situazioni del genere di solito si risolvono in breve tempo, una volta scompensato lo squilibrio, ma se il problema è ricorrente consigliamo di rivolgervi ad un pediatra.